Si svolgerà a Firenze dal 23 al 27
novembre la 43° edizione del Festival Internazionale di Cinema e
Donne di Firenze. Il Festival che ha una lunga e gloriosa storia, ha
portato a Firenze grandi autrici di tutto il mondo e scoperto
promesse del cinema che sono divenute registe affermate. La sua
mission è quella di promuovere la presenza femminile nel cinema come
arte e professione. Infatti, nonostante i premi prestigiosi, Oscar
made in Usa, Orsi d’Oro e d’Argento berlinesi, Leoni di Venezia
che testimoniano la presenza di talenti femminili a tutte le
latitudini, i film firmati da donne sono meno del 10 per cento della
produzione mondiale e il 15 per cento di quella europea. Il fenomeno
è molto grave dal punto di vista delle pari opportunità ma
soprattutto della rappresentazione e conoscenza della realtà.
Diceva il grande regista François
Truffaut che avere un cinema fatto solo da uomini è come guardare il
mondo con un occhio solo tenendo chiuso l’altro. L’edizione
speciale di questo anno presenta due aree tematiche: I mille volti
della violenza, imposta dall’attualità, dove la violenza non è
solo quella di genere, la seconda il confronto tra alcuni Festival di
Cinema e Donne europei di rilevante importanza che propongono film e
riflessioni in presenza o online.
Sono previsti inoltre tre appuntamenti
mattutini e tre appuntamenti al termine delle proiezioni pomeridiane
che permetteranno alle personalità del cinema, della cultura, dello
spettacolo e delle istituzioni che sono coinvolte nella
manifestazione di partecipare a discussioni, presentazioni di libri,
anticipazioni di film condivise anche con il pubblico più lontano.
Si inizia Mercoledì 23 novembre alle
ore 19.00 presso l’Istituto Tedesco (Ingresso con prenotazione al
seguente indirizzo: cultura@deutschesinstitut.it) con il corto
Jackfruit, saggio di diploma della Scuola di Cinema di Colonia di
Thùy Trang Nguyễn in cui Mít, gender fluid, di origine vietnamite
vive nella Berlino multietnica di oggi. A casa narrazioni di guerra e
rifugi sotterranei, cibo orientale e anche un altare buddista della
nonna, che lei non dovrebbe avere perché solo gli uomini possono
disporne. C’è indubbiamente fluidità nell’ambiente che il/la
giovane Mít frequenta, ma anche la cultura della nonna permette
passaggi imprevisti tra i sessi. C’è un trasloco che modificherà
la vita della famiglia, ma l’altare che non passa dalla porta e non
si può smontare fa opposizione…A seguire My Father’s Room, corto
di animazione dalla Corea del Sud di Nari Jang. Un potente racconto
autobiografico degli abusi subiti durante l’infanzia. Animato da
disegni a matita in bianco, nero e grigi, il film è composto da una
successione di immagini e metafore visive, urla, rumori e lamenti,
laddove le parole sono superflue, che colpiscono lo spettatore un
modo crudo e vero. Dopo l’intervallo con aperitivo
chiude la serata alle 21.00, la festa musicale con le canzoni di
Donatella Alamprese, che canta in diverse lingue spaziando dal tango,
sua vera passione ereditata dal nonno emigrato in Argentina, fino al
pop, al blues e al jazz per arrivare a lambire i domini della lirica
con i suoi spettacoli che rendono omaggio all’universo artistico
femminile, per opporsi in modo deciso alle discriminazioni di
qualsiasi genere, alle violenze domestiche, alla disparità di
trattamento sul piano professionale.
Giovedì 24 novembre alle 18.30,
all’Istituto Francese (Ingresso libero fino ad esaurimento posti),
Regard noir di Aïssa Maïga attrice e regista francese di origine
maliana e senegalese, recentemente vincitrice del Premio Sigillo
della Pace 2022. Con Regard noir, Aïssa Maïga ci
conduce, con un documentario road movie, alla ricerca di iniziative
di inclusione per le possibili diversità del cinema. Si va dal
tappeto rosso del Festival di Cannes con le testimonianze toccanti
delle protagoniste del libro Noire n’est pas mon métier, sino alle
spiagge di Copacabana, ai grattacieli di San Paolo, passando da Los
Angeles dove si ritrova per manifestare la nuova Hollywood nera. Da
New York a Parigi, incontra talenti, creatori di cinema ed esperti.
Ava Du Vernay, la regista combattente, la star brasiliana Tais
Araujo, le attrici Firmine Richard, Nadége Beausson Diagne, Sonia
Rolland e molte altre che espongono il loro punto di vista sulla
rappresentazione delle donne nere sullo schermo.
Da venerdì 25 novembre la
programmazione si sposta al Cinema La compagnia dove dalle 15.30 si
potrà assistere allo spot video Moda Ambiente e Diritti Umani di
Valeria E. Russo - Allieve classe 5N Moda I.I.S. Cellini - Tornabuoni
di Firenze, in cui si parte da domande molto elementari, ma
assolutamente essenziali: che cosa indossa un’allieva o un allievo
che frequenta la nostra scuola? Quanta chimica c’è dentro i
tessuti? Quanti sanno che fine fanno i propri vestiti una volta che
vengono buttati? A seguire dei corti di animazione. Il
serbo Untravel di Ana Nedeljković e Nikola Majdak Jr., sulla paura
di attraversare i confini e sulle possibilità di superarla, è una
storia sul rapporto tra confini personali e politici e sulla
complessa relazione tra patriottismo, turismo ed emigrazione, nonché
sul rapporto tra utopie, distopie e realtà.
Dalla Corea del Sud, My Father’s
Room, di Nari Jang, potente racconto autobiografico degli abusi
subiti durante l’infanzia. Animato da disegni a matita in bianco,
nero e grigi, il film è composto da una successione di immagini e
metafore visive, urla, rumori e lamenti, laddove le parole sono
superflue, che colpiscono lo spettatore un modo crudo e vero. A chiudere il ciclo, Steakhouse di
Špela Čadež coproduzione di Slovenia, Germania e Francia che ha
vinto il Premio del pubblico al Tricky Women/Tricky Realities
Animation Festival 2022.
A seguire tre produzioni spagnole. In
La campagna per l’uomo (El campo para el hombre) di Helena
Lumbreras e Mariano Lisa in cui in una scuola rurale un maestro
insegna ai suoi alunni la visione trionfalistica del regime sul
Paese. Inizia così un viaggio attraverso la Spagna rurale in cui i
registi, criticando apertamente la propaganda franchista, combinano
il racconto edulcorato con le testimonianze di contadini ed esperti
che spiegano le ragioni della miseria estrema che ha provocato
l’esodo in massa della popolazione dalle campagne andaluse e
galiziane. Il Ragazzo incontra ragazza di Eugènia
Balcells, pioniera del cinema sperimentale e dell’arte audiovisiva
nel suo Paese, è strutturato come un gioco, lo schermo è diviso in
due parti: a sinistra si susseguono immagini di donne e a destra di
uomini. Si stabiliscono relazioni tra le diverse immagini, quasi a
caso, e a volte il movimento si ferma e si formano coppie. Chiude il pluripremiato La peste (La
plaga) di Neus Ballús in cui la peste racconta la attuale crisi
economica attraverso la storia di cinque persone. Un contadino, una
donna filippina, una signora anziana, una prostituta, un giovane
moldavo che vivono nella periferia di Barcellona e che lottano per
sopravvivere tra aree industriali, autostrade e coltivazioni
tradizionali.
Dalle 21.00 i primi episodi (La
selezione e E tu cosa mi dai?) di Not a single story, un’iniziativa
dell’associazione Nosotras Onlus in collaborazione con Gest,
l’azienda che gestisce il trasporto tranviario fiorentino, volta a
promuovere una nuova campagna di sensibilizzazione per il contrasto
delle violenza di genere. La campagna si focalizza su quattro temi di
quella che si potrebbe considerare una violenza minore: talmente
tanto diffusa che riconoscerla come tale ci farebbe individuare tutti
come immersi in una serie di dinamiche che esercitano potere in modo
violento e coercitivo: la violenza economica, tanto nascosta da non
essere riconosciuta dalle vittime se non nelle forme più gravi, il
gaslighting, una manipolazione subdola con l’intento di sminuire la
vittima e farla dubitare di se e delle sue competenze, e poi le
molestie sui luoghi di lavoro ma anche nei confronti di chi il lavoro
lo cerca.
La Fa.R.M., Fabbrica dei Racconti e
della Memoria di Fiamma Negri e Giusi Salis, che da sempre affronta
tematiche complesse con un piglio ironico e popolare, è stata
coinvolta per realizzazione di quattro sketch video che aiutano a
riflettere e a far riflettere su questi temi. Chiude la serata La traversée di
Florence Miailhe, gioiello di animazione pittorica coprodotto da
Francia, Repubblica Ceca e Germania forte nei colori e nell’impatto,
che ha ottenuto una candidatura ai Premi César e ai Lumiere Awards. Un piccolo villaggio saccheggiato nella
notte, una famiglia costretta a fuggire. Fratello e sorella, Kyona e
Adriel, separati dai genitori, affrontano da soli la strada
dell’esilio. Iniziano un viaggio eroico che segnerà il loro
passaggio dall’infanzia all’adolescenza, alla ricerca di
ospitalità e tranquillità, nella speranza di trovare un rifugio e
ritrovare la famiglia, attraversando un continente diviso da guerre e
subendo le persecuzioni riservate ai migranti.
Sabato 26 novembre sempre al Cinema La
compagnia dalle 15.30 il corto Il mio posto sicuro di Ambra Quaranta,
in cui Carmela da tempo subisce violenze da parte del marito. Un
episodio inaspettato le fa toccare il fondo. Inizia così un viaggio
alla ricerca della verità per liberarsi e ritrovare se stessa. A seguire il greco sull’aborto Memor
of a Veering Storm di Sofia Georgovassili, il francese Love &
Revenged di Anhar Salem: pose, selfie e libertà immaginaria in un
viaggio attraverso le pratiche sui social network di un’adolescente
che vuole evadere dalla realtà. Il suo desiderio di esistere solo
come immagine, però, crolla quando perde il controllo del suo
avatar. Da lontano, Anhar Salem segue due ragazze che filmano e
interpretano versioni fittizie di se stesse per esplorare le loro
vite private e pubbliche in Arabia Saudita.
Nel franco libanese Warsha di Dania
Bdeir, un giovane uomo si guadagna da vivere manovrando le gru tra i
grattacieli e le macerie di Beirut. Deve scalarne una
vertiginosamente alta. Compie un terribile percorso che gli toglie il
fiato. Nella cabina, la musica di una radiolina lo riporta alla vita.
Anzi, risveglia i suoi sensi e la sua fantasia, proiettandolo in uno
spettacolare sogno queer. Margherita Abbozzo nel suo Lo spazio
felice racconta sette incontri con sette artiste. Pittura, scultura,
musica, fotografia, fashion, multimedia, performance: il film
raccoglie le storie di Alessandra Jane, Silvia Bolognesi, Luciana
Majoni, Donatella Mei, Janet Mullarney, Letizia Renzini e Virginia
Zanetti.
Game over della spagnola Alba Sotorra,
che ha vinto il Premio Gaudí 2016 come miglior documentario, indaga
le ragioni che spingono un ragazzo catalano di 24 anni a credere che
il suo destino sia diventare un mercenario e arruolarsi nella guerra
in Afghanistan. Il film è un viaggio che accompagna il protagonista
e sua madre attraverso gli Stati Uniti, dove cercherà di diventare
un soldato professionista. Ma anche un viaggio introspettivo
attraverso la memoria familiare alla ricerca delle radici del suo
sogno.
Alle 21.00 Il colloquio terzo episodio
del progetto Not a single story e a seguire in Un confine incerto di
Isabella Sandri coproduzione Italia/Germania si parla con coraggio di
porno pedofilia in un modo non scontato. A Isabella Sandri, che nei
suoi film ha sempre riservato grande attenzione ai bambini come
protagonisti, di certo il coraggio non manca. Così, dal bosco
ombroso non esce il classico lupo, ma un ragazzo confuso e instabile
che però può sedurre con il gioco e la fantasia. Un gioco
pericoloso, naturalmente, e gli orchi, alla fine vengono fuori. Li
contrasta, in primo luogo, e li sconfigge, un’agente di polizia
postale, che usa la tecnologia, conosce una lingua antica e porta
pesanti ombre nell’anima.
La rassegna chiude domenica 27 novembre
dalle 15.30 con il corto animato Loïe Fuller - The Electric Sprite
di Betina Kuntzsch. Loïe Fuller (1862 - 1928), danzatrice,
inventrice, icona pop dell’Art Nouveau, innovatrice della
tecnologia di scena, donna d’affari, regista, imprenditrice. La
storia è raccontata con la stessa estetica astratta e liberty per
cui era famosa questa pioniera degli effetti visivi e della danza
moderna. It Happens to Us dell’americana
Amalie R. Rothschild, distribuito nel 1972, è stato uno dei film
risalenti alla fondazione di New Day. È un classico delle
rivendicazioni femminili sulla legalizzazione dell’interruzione di
gravidanza. Vengono presentate le situazioni più gravi, attraverso
le storie personali di molte donne di varie condizioni, ricche e
povere, giovani e meno giovani, bianche e nere, sposate e non, per le
quali porre fine alla gravidanza non era ancora una scelta possibile.
In Good Morning Tel Aviv, Giovanna
Gagliardo indaga Tel Aviv, la città che non dorme mai, la più
laica e cosmopolita di tutto il Medio Oriente, capitale del gay pride
e del business, della creatività e della finanza, dell’innovazione
scientifica e del culto della tradizione, città-laboratorio, in
perenne evoluzione. Strutturato come un racconto visivo che si snoda
in 24 ore, il film prende avvio nelle notti della città, proseguendo
nelle albe rigorose dove pulizia e decoro predispongono la città al
tradizionale dinamismo quotidiano. Il racconto di una lunga giornata-
tipo con numerose interviste, a partire dal Sindaco di Tel Aviv, alla
guida della città dal 1998. Ma anche incontri con grandi economisti,
architetti, imprenditori, commercianti, filosofi, cineasti, artisti,
scrittori.
Emanuela Piovano in Con voce di Nilde
omaggia Nilde Jotti, nel centenario della sua nascita. I suoi veri
discorsi punteggiano le immagini di repertorio, e ci raccontano la
sua visione. Diventano dialogo con l’attrice Anna Bonasso, mentre
guarda una Nilde proiettata, autorevole e ieratica, ma anche
profondamente umana. Il docu è realizzato nell’ambito delle
attività previste da L’eredità di Nilde Iotti, come progetto per
la valorizzazione documentale del lascito ideale.
Alle 21.00 Amore materno ultimo
episodio del progetto Not a single story e, a chiudere il programma
Estate 1993, primo film, intenso e autobiografico, che ha rivelato il
grande talento narrativo della spagnola Carla Simon. Frida, una
bambina di sei anni, lascia Barcellona e i suoi nonni dopo che i
genitori sono morti. Trascorre la sua prima estate in campagna, nella
provincia catalana, con la sua nuova famiglia adottiva composta dagli
zii Esteve (David Verdaguer) e Marga (Bruna Cusi) e dalla loro bimba
di tre anni. Passaggio difficile e delicato filmato anche ad altezza
occhi di bambina. Percorso arduo ma necessario per reinventare un
modo per gestire le emozioni e comunicare amore.
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