Il 10 dicembre 2024 presso
la Sala Capitolare di Palazzo della Minerva, sede della Biblioteca
del Senato della Repubblica, alla presenza del Presidente del Senato,
on. Ignazio La Russa, e del Ministro della Cultura, Alessandro Giuli,
è stata inaugurata la mostra San Francesco, tra Cimabue e Perugino.
Nel Giubileo con il Cantico delle Creature, promossa dal Senato della
Repubblica in collaborazione con il Ministero della Cultura, Musei
Nazionali di Perugia – Direzione regionale Musei nazionali Umbria,
che ne cura il progetto scientifico e l’organizzazione.
L’esposizione si presenta come una iniziativa che coinvolge diverse
realtà istituzionali del territorio umbro, grazie all’eccezionale
collaborazione della Custodia Generale del Sacro Convento di San
Francesco in Assisi, della Provincia Serafica di San Francesco
dell’Umbria e del Comune di Terni, con il contributo del Comitato
per le celebrazioni dell’ottavo centenario della morte di San
Francesco d’Assisi, della Fondazione Perugia e della Fondazione
Cassa di Risparmio di Terni e Narni e il patrocinio del Dicastero per
l’Evangelizzazione della Santa Sede.
L’esposizione, che si apre
a chiusura dell’ottavo centenario delle Stimmate di san Francesco
(2024) e dell’inizio dell’Anno Giubilare (2025), in concomitanza
con l’ottavo centenario del Cantico delle Creature (2025), è
curata da Costantino D’Orazio (direttore dei Musei Nazionali di
Perugia – Direzione regionale Musei nazionali Umbria) e da Veruska
Picchiarelli (responsabile del Dipartimento di Arte medioevale e
della prima età moderna della Galleria Nazionale dell’Umbria):
l’obiettivo principale di questa iniziativa è quello di
raccontare, in forma sintetica ma efficace, un ideale percorso di
sviluppo dell’iconografia di san Francesco di Assisi, tra Medioevo
e Rinascimento, esaltando il suo ruolo nell’ambito della
definizione dell’identità nazionale italiana.
La mostra è l’occasione
per declinare e condividere il patrimonio culturale dell’Umbria nel
segno del “Poverello di Assisi”, promuovendo alcune delle
principali realtà del territorio in cui è presente la sua memoria:
in questo contesto, ad alcuni capolavori della Galleria Nazionale
dell’Umbria si affiancano opere provenienti da altre istituzioni,
in un’ideale linea del tempo volta a indagare l’evoluzione della
percezione, della memoria, del messaggio di Francesco. La mostra è
aperta da due eccezionali prestiti, frutto della consolidata
collaborazione tra la Galleria Nazionale dell’Umbria con la
Custodia Generale del Sacro Convento di San Francesco in Assisi e la
Provincia Serafica di San Francesco dell’Umbria.
Il primo concede, in via del
tutto eccezionale, la Chartula, una pergamena annoverata tra le più
importanti reliquie di san Francesco, databile al 1224 e scritta di
suo pugno dopo l’impressione delle stimmate: in essa sono riportate
una ispirata benedizione del santo al compagno e amico frate Leone e,
sul recto, una lirica, Lodi di Dio altissimo. La reliquia, conservata
nella Cappella di San Nicola, nella chiesa inferiore della Basilica
di Assisi accanto al suo saio, è ancora ben leggibile, con il “Tau”
impresso su un lato, simbolo con il quale il santo si firmava.
Dal Museo della Porziuncola,
che afferisce alla Provincia Serafica di San Francesco, arriva un
altro capolavoro dall’intensa identità spirituale: l’effigie del
santo dipinta da Cimabue negli anni in cui era impegnato ad
affrescare la Basilica di Assisi, utilizzando come supporto la tavola
che, stando alla tradizione, era servita da copertura della prima
umilissima cassa di legno nella quale il corpo di Francesco fu
tumulato subito dopo la morte (1226).
Partendo da questi oggetti
sacri, il percorso prosegue con opere di alcuni tra i maggiori
pittori del Medioevo e del Rinascimento: Perugino, Benozzo Gozzoli,
Taddeo di Bartolo, Niccolò di Liberatore, detto l’Alunno, in una
suggestiva narrazione volta a restituire l’evoluzione dell’immagine
del santo in parallelo all’affermazione, sempre crescente, del
culto francescano.
Nel Gonfalone della
Giustizia di Perugino, uno dei maggiori capolavori conservati presso
la Galleria Nazionale dell’Umbria, Francesco è affiancato da san
Bernardino in adorazione della Madonna col Bambino, in una
composizione dove compare anche la comunità dei fedeli radunata ai
piedi di una formidabile veduta di Perugia, ancora segnata da una
selva di torri. Nel tabernacolo di Nicolò del Priore Francesco è
protagonista di un evento straordinario che lo accosta ad uno dei
momenti più dolorosi della Passione di Cristo: il conferimento delle
stimmate lo consacra come alter Christus, l’unico uomo ad aver
accolto sul suo corpo le stesse ferite di Gesù. Le opere della
mostra si presentano come raffigurazioni di eccezionale potenza
simbolica ed evocativa, come nell’elemento centrale del Polittico
di San Francesco al Prato, capolavoro di Taddeo di Bartolo, in cui il
santo schiaccia le allegorie dei vizi opposti ai tre voti della
Regola Francescana (la Superbia, opposta all’Obbedienza – la
Lussuria, opposta alla Castità – l’Avarizia, opposta alla
Povertà).
Passando per la sublime
eleganza dello Sposalizio mistico di santa Caterina, opera di Benozzo
Gozzoli proveniente dalla Museo d’arte moderna e contemporanea
“Aurelio de Felice” di Terni, e per la struggente Pietà di
Niccolò di Liberatore e Lattanzio di Niccolò, in prestito dalla
Fondazione Perugia, l’itinerario umbro si conclude, idealmente, con
due capolavori dell’artista che ha la sua terra nel nome: Pietro
Vannucci, detto Perugino, il quale nel corso della vita si misurò
più volte con la volontà di dare un volto al santo. Le sue opere,
provenienti dalla Galleria Nazionale dell’Umbria, si accostano agli
altri tre capolavori che giungono a Roma dal principale museo umbro,
realizzati da pittori del calibro di Taddeo di Bartolo, Nicolò del
Priore e il Maestro di Paciano.
La capacità del meglio
maestro d’Italia (come lo definì Agostino Chigi, nel 1500) di
rendere la portata mistica e le manifestazioni dell’ardente fede di
Francesco, attraverso i gesti e le espressioni, rende le sue visioni
del “Poverello di Assisi” particolarmente vive e attuali,
ricordando come la contemporaneità del santo sia il più efficace e
puntuale manifesto dell’identità di una terra, di una regione, di
un sentire umbro.
Perseguendo la portata
eccezionale del suo insegnamento, la mostra nasce da una
collaborazione territoriale, che vede unitariamente muoversi Enti e
Istituzioni nell’intento non solo celebrativo, ma anche
identitario. Nell’anno del Giubileo, introiettando il messaggio
sotteso al Cantico delle Creature, il Senato della Repubblica onora
il Patrono d’Italia attraverso la più profonda identità della
regione che gli ha dato i natali e ne ha accolto il transito:
l’Umbria, celebrata da opere che indagano i suoi paesaggi, i suoi
elementi, le sue tradizioni, i suoi culti, i suoi Maestri, la sua
Storia, manifestando le radici sacre e le loro laiche declinazioni.
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