“Non interferite. Il sangue dei preti sull'altare delle mafie" è il nuovo libro di don Marcello Cozzi sui sacerdoti che hanno sacrificato la propria vita

 



Dopo il libro-dialogo con Giovanni Brusca, don Marcello Cozzi, sacerdote da sempre impegnato nell’educazione alla legalità, torna in libreria con la storia di sacerdoti che hanno sacrificato la propria vita pur di non scendere a patti con la mafia, camorra e ‘ndrangheta: “Ogni tempo ha i suoi martiri e i martiri del nostro tempo hanno spesso il volto di preti di periferia e parroci senza scorta”. Così il giornalista Lirio Abbate nell’introduzione.


Don Marcello Cozzi è una delle voci più coraggiose e lucide del cattolicesimo italiano contemporaneo. Sacerdote lucano, impegnato da sempre nella difesa dei più fragili e nella denuncia delle ingiustizie, ha fatto della sua missione un cammino dentro le zone d’ombra della società, là dove il Vangelo incontra il dolore, la violenza e il male. Già autore del libro-dialogo Uno così. Giovanni Brusca si racconta, in cui ha scelto di confrontarsi senza sconti con uno dei protagonisti più controversi della stagione stragista di Cosa nostra, don Marcello continua a interrogare la coscienza civile e religiosa del Paese.


Nel suo nuovo lavoro, Non interferite. Il sangue dei preti sull’altare delle mafie, don Cozzi torna a posare lo sguardo sulla relazione difficile e spesso ambigua tra la Chiesa e le organizzazioni criminali italiane. Se da un lato non mancano figure ecclesiastiche che hanno ceduto alla paura o al compromesso, dall’altro ci sono sacerdoti che, vivendo il Vangelo fino in fondo, hanno “interferito” con gli affari e le logiche di potere delle mafie, pagando talvolta con la vita la loro fedeltà alla giustizia.


“Volevo conoscerli questi preti”, scrive l’autore. “Approfondire le loro storie e imprimere su carta che i sacerdoti divorati dalla piovra mafiosa appartengono anche a tempi meno recenti, hanno nomi di cui nessuno sa, e sono stati molti di più di quello che comunemente si pensa. Le loro vicende per me sono diventate Vangelo.”


Non interferite è, così, un viaggio nella memoria e nella coscienza: un tributo ai preti che non hanno avuto paura di “disturbare” la mafia, e un invito a non restare indifferenti davanti al male che ancora oggi cerca di infiltrarsi nei luoghi della fede e della vita civile.




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